Migranti e ONG: cambiano le regole?

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di Luigi Asero

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No, forse non sarà una svolta sull’accoglienza e sulla gestione dei migranti. O forse sì. In questo momento è solo un piano che il ministro degli Interni Marco Minniti si appresta a presentare. Il piano riguarderebbe una serie di nuove regole per le navi delle ONG impegnate nel soccorso ai migranti provenienti dalle coste libiche. Teoricamente sembrano regole più severe, appare più difficile la loro eventuale attuazione effettiva.

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Vediamo quali potrebbero essere le principali novità.

Innanzitutto si stabilisce l’obbligo per tutte le navi delle ONG di “accogliere a bordo ufficiali di polizia giudiziaria per indagini collegate al traffico di esseri umani“, questa è forse la parte più avversata dalle Organizzazioni non Governative, che a tutt’oggi non hanno però mai saputo dire chiaramente perché non vogliano personale di polizia giudiziaria a bordo se, come affermano, tutto è svolto nel pieno rispetto delle leggi.

C’è poi il divieto assoluto di entrare nelle acque libiche, oltre che trasferire i migranti soccorsi su altre navi. L’unico motivo che possa giustificare un ingresso in acque libiche è la presenza di un “evidente pericolo per la vita umana in mare”. Inoltre non sarà più possibile comunicare via telefono con gli scafisti, o spegnere il trasponder per evitare di essere tracciati dai radar, senza dimenticare l’assoluto divieto di fare inviare segnali luminosi per “agevolare la partenza e l’imbarco dei mezzi”.

Le navi delle Ong inoltre non dovranno ostacolare le attività della Guardia Costiera libica, né di ricerca né di soccorso (come già accaduto) con “l’evidente intento di lasciare il controllo di quelle acque alla responsabilità delle autorità territorialmente preposte“.

E ancora si legge come “il salvataggio non possa essere disgiunto da un percorso di accoglienza sostenibile e condiviso con gli altri Stati membri, conformemente al principio di solidarietà di cui all’articolo 80 Tfue“.

Si parla anche di bilanci e certificazioni e, in questo senso, le Ong dovranno sia dimostrare di avere “l’idoneità tecnica per le attività di salvataggio, oltre all’obbligo di collaborare lealmente con le autorità di sicurezza pubblica della località di sbarco dei migranti“, così come dovranno “dichiarare, coerentemente ai principi di trasparenza, le fonti di finanziamento dell’attività di soccorso in mare“.

Chiunque non rispetti queste regole rischierà di vedersi vietato l’attracco nei porti italiani.

Accadrà? Non lo sappiamo, di certo sappiamo che per anni ormai anche da questo giornale si è lanciato l’allarme sulla “questione migranti” essendo tacciati però di catastrofismo, di malafede, di allarmismo ingiustificato. E chi più ne ha, più ne metta. Ora qualcosa è cambiato. Chi ci accusava ha, adesso, qualcosa da dire? A voi le conclusioni…

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